Sandro Pezzoli, Paola Silvia Ubiali
Toni Zuccheri
Piccole conversazioni selvatiche e domestiche (mostra personale)
Chimere
(mostra collettiva)
Come ricordano gli organizzatori: «La pandemia ha portato a vivere una distanza dell’altro e dall’altro in un’epoca che già sembrava viaggiare sempre più in una direzione “contactless”, ovvero priva di contatto, con una dematerializzazione in atto sia a livello emotivo sia sociale, oltre che tecnologico, architettonico, economico e relazionale: tutto questo ha rinverdito l’importanza di presenza, compagnia, vicinanza, frequentazione».
Si tratta di pezzi sperimentali che l’artista realizzava con scarti di vetro, avanzi di fornace assemblati con materiali organici, lamiere, stagnole, spaghi, cera, turaccioli e rappresentano un corpus di animali di diverse specie, sia selvatici che da cortile e da compagnia. Per un periodo determinato (la durata della mostra) upupe, gufi, civette, martin pescatori, galli, galline prenderanno letteralmente possesso degli spazi della galleria.
Cristallizzati nei materiali che li compongono attivano l’idea della sospensione del tempo nel momento in cui hanno affrontato il passaggio dalla potenza all’atto: l’artista normalmente dà la forma voluta alle sue creazioni con vari materiali, ma dare vita alle proprie opere è qualcosa che si spinge ben oltre. Zuccheri è riuscito a conferire quella trascendenza sulla materia che è l’attesa della vita nell’attimo sospeso in cui, nulla avviene a caso ma tutto per caso.
Allo stesso tempo, molte città sono state invase da bestie selvatiche che hanno conquistato spazi a loro precedentemente preclusi dalla massiccia presenza dell’uomo e da alti livelli di inquinamento, animali con i quali siamo ora costretti a relazionaci. Alcuni episodi hanno fatto il giro del web: delfini che giocavano nei porti, uccelli che nidificavano sui terrazzi, lupi che raggiungevano i centri abitati, scimmie che passeggiavano per le vie di città deserte con effetti surreali e fantascientifici.
Nell’esposizione il “bestiario” viene attualizzato e calato in una situazione contemporanea che valica i limiti del tempo nel quale è stato concepito e prodotto (dal 1961 agli anni 2000), ma che, oggi come ieri, ha lo stesso valore ed è animato dalle stesse intenzioni.
E’ qui presentato come un unico corpus a cui – per una precisa scelta curatoriale – è stata abbinata a una traccia sonora che riproduce versi di animali: inaspettatamente, da uno stato di quiete e silenzio si sviluppa in crescendo un verseggiare che diventa rumore fastidioso, quasi assordante.
BIO ARTISTA
Toni Zuccheri (San Vito al Tagliamento, 1936-2008) si forma a Venezia e si avvicina al vetro in seguito alla collaborazione con Venini, sperimentando nuove tecniche combinatorie fra bronzo e materia vetraria. È importante ricordare anche la collaborazione con Gio Ponti per le Vetrate grosse nella Cassa di Risparmio di Padova, per la Chiesa di Santa Maria Annunciata all’Ospedale San Carlo di Milano e per il Bejenkorf Palace di Eindhoven in Olanda.
I primi pezzi del “bestiario” ora in mostra alla Galleria Marelia, come l’Upupa, il Tacchino, la Faraona nascono nel 1961 quando l’artista, introdotto da Tobia Scarpa e ancora studente alla Facoltà di Architettura a Venezia, inizia la collaborazione con l’azienda Venini.
Alcuni di questi lavori vengono esposti alla 32° edizione della Biennale di Venezia del 1964.
L’artista continua a realizzare pezzi unici per il suo bestiario fino alla morte avvenuta nel 2008.
Dal 5 giugno al 13 ottobre 2019 il Museo Bagatti Valsecchi di Milano dedica una mostra al Bestiario di Toni Zuccheri dal titolo “Di galli e galline, upupe, civette e altri animali”.
In occasione dell’iniziativa Marsilio editore pubblica il volume “TONI ZUCCHERI. Poeta della natura e del vetro” a cura di Rosa Chiesa e Sandro Pezzoli.